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Distillare il Gin

03 FEBBRAIO 2019

Ogni mattina un produttore di alcool si alza e decide di produrre gin, ogni mattina un consumatore si alza e avrà voglia di novità, quindi non importa che tu sia produttore o consumatore, l’importante è che sia gin.

Abbiamo parafrasato i leoni e le gazzelle per raccontare uno dei mercati più in fermento degli ultimi anni, ma quali sono le decisioni da considerare nella produzione di un gin per la vendita?

La scelta dell’alcol di base, la scelta delle botaniche e non meno importante, la scelta del metodo di distillazione. Quindi per il profilo aromatico del nostro gin sono discrimini fondamentali  la base di alcol che sceglieremo, miscelare e distillare correttamente le botaniche e il metodo di distillazione finale del nostro prodotto.

Iniziamo col fare una considerazione, pochissimi dei gin in commercio hanno un passaggio di invecchiamento in botte, a differenza di rum e whiskey.

Serve solo un piccolo periodo di stabilizzazione e il prodotto è pronto per la vendita, ecco perché si tratta di un un investimento economico meno impegnativo di quello fatto su altri tipi di distillati.

Il rovescio della medaglia è chiaramente l’ingresso in un mercato molto frammentato con alcuni fortissimi competitor.

Non esiste un disciplinare di produzione del gin, l’unica vera regola è l’utilizzo del ginepro.

 

 

DISTILLARE IL GIN: L’ALCOL DI BASE

Per quanto riguarda l’alcool di base moltissimi produttori utilizzano per ragioni di costi e reperibilità alcool di origine cerealicola, ma alcuni che preferiscono un gusto finale più “setoso” e “rotondo” distillano partendo dal vino o dalla melassa, che hanno però una resa quantitativa molto più bassa con un conseguente innalzamento dei costi.

La base può derivare da qualunque cosa sia in grado di fermentare, ma bisogna tenere conto che l’unica davvero neutra è quella da cereali, mentre le altre apportano le proprie caratteristiche al gin.

 

 

PROFILO AROMATICO DEL GIN: SCEGLIERE LE BOTANICHE

Per quanto riguarda le botaniche, iniziamo col fare una macro distinzione: si dividono in secche e  fresche.

Secco è tutto ciò che è bacca o corteccia come il pepe, la liquirizia o l’anice stellato; fresco è tutto ciò che è scorza, foglia o petalo, come la rosa, la lavanda, la scorza d’arancia e il basilico.

Tradizionalmente oltre al ginepro sono spesso usate l’angelica, la melissa, il pepe, la cannella e le scorze di agrumi, ma qui davvero non c’è limite alla fantasia: esistono gin in commercio con più di 50 botaniche diverse.

L’importante è ovviamente l’equilibrio e il dosaggio, mentre la scelta riguarda unicamente il gusto personale del gin.

 

 

DISTILLARE IL GIN: GLI ALAMBICCHI

Infine uno dei momenti cruciali, la distillazione. Iniziamo col dire che il principio su cui si basa la distillazione è la differenza  di temperatura di ebollizione tra acqua e alcool.

L’alcol inizia a evaporare a 78,3° al livello del mare, l’acqua a 100°, quindi riscaldando una soluzione idroalcolica ad una temperatura intermedia tra le due ebollizioni l’alcol inizierà ad evaporare prima di dell’acqua. Tutti gli alambicchi distillatori funzionano secondo questo principio fisico, ma nel corso dei secoli si sono diversificati moltissimo a livello tecnico, a seconda dell’alambicco e della tecnica utilizzata avremo un diverso risultato finale.

Esistono sostanzialmente tre diversi tipi di risultato finale, il Basic gin, il Distilled gin e il London Dry Gin. Il Basic Gin può essere realizzato partendo da qualunque base alcolica, con infusione di ginepro e altre botaniche naturali e non necessita di una seconda distillazione, inoltre non ci sono restrizioni su colore o grado zuccherino.

Il Distilled Gin, ha le medesime caratteristiche, ma deve essere distillato con bacche di ginepro e altre botaniche naturali, può essere addizionato di ulteriori botaniche e zucchero anche dopo la distillazione.

Il più rigido e codificato è il metodo London Dry, presente come indicazione sulle bottiglie che lo utilizzano.

L’alcool di partenza in questo caso deve essere di cereali e le botaniche  completamente naturali e nulla tranne l’acqua può essere aggiunto dopo la distillazione. Ed ora non vi resta che iniziare a produrre, scatenando la vostra creatività perché come sosteneva Ferdinand Reiber se l’acqua è la prosa dei liquidi, l’alcol ne è poesia.


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