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Gin, il segreto del suo successo e della sua ascesa

05 NOVEMBRE 2020

Se come il meravaglioso Noodles di De Niro in C’era una volta in America negli ultimi anni foste andati a letto presto, non vi sareste accorti della comparsa di centinaia di nuove bottiglie di gin nelle bottigliere dei bar italiani.

 

In pochi anni infatti non solo il gin è diventato il prodotto di punta nei locali specializzati in miscelazione ma ha conquistato nuove e consistenti fette di mercato. Le ragioni di questo inarrestabile successo in realtà sono molteplici e anche piuttosto diverse tra di loro e sono riconducibili sia ai produttori che ai consumatori.

 

Ma proviamo ad analizzarle con ordine, sapendo ovviamente la parte del leone in questa evoluzione la fa il il marketing.

 

Il primo fattore da considerare è sicuramente un trend generale del mercato: oggi si investe solo dopo attente analisi, realizzando un prodotto sulle indicazioni che il mercato stesso da, per minimizzare il rischio d’impresa, in tutti i campi di consumo, dall’intrattenimento all’automotive.

 

Il gin a differenza di whisky o rum non necessita di invecchiamento e può essere venduto a circa 60 giorni dalla produzione, eliminando il rischio imprenditoriale di avere capitale immobilizzato per anni. Dalla quasi totalità dei produttori di distillato premium a ciò viene abbinato un packaging e uno storytelling creativo.

 

Ogni bottiglia di gin immessa sul mercato è infatti il risultato di attenti studi di design, dalla bottiglia all’etichetta e soprattutto ogni gin racconta una storia al consumatore, che sia il proprio retaggio storico o il legame con un territorio o l’utilizzo di un ingrediente particolare.

 

Il gin infatti si sceglie dalla bottigliera di un locale, in cui è imperativo spiccare tra le bottiglie dei concorrenti. Si vince così in un settore in costante crescita da anni, dove nuovi player entrano in gioco tutti i giorni e dove il mercato è polverizzato nelle vendite da centinaia di produttori italiani ed esteri.

 

Il gin Made in Italy infatti è stato una delle grandi novità degli ultimi anni. Vantiamo, oltre alla maggior produzione di ginepro a livello mondiale, anche la maggior biodiversità, con migliaia di potenziali ingredienti autoctoni con cui comporre nuove ricette di gin.

 

Sono nate quindi centinaia di nuove etichette dal nord al sud della penisola, ognuno espressione di un prodotto o di un territorio, dal basilico ligure agli arbusti vulcanici dell’Etna, dalle piante acquatiche comasche alle erbe officinali toscane. Molti cocktail bar hanno creato una propria miscela ed un proprio brand per realizzare un iconico gin tonic della casa, che incarni l’immagine e i valori del locale.

 

Parte del successo è derivante anche dal cambio delle nostre abitudini di consumo, il momento dell’aperitivo è diventato sempre più importante e accanto al ritorno dei classici miscelati come Spritz, Americano e Negroni ha fatto la sua ricomparsa anche il Gin Tonic, uno dei più iconici drink a base gin.

 

Sono sempre più inoltre i locali che propongono una formula di servizio più fluida e meno settorializzata, in cui l’abbinamento cibo-cocktail, soprattutto legata ad una proposta come tacos, hamburger o pizza gourmet, come già largamente praticato all’estero, dove non esiste come in Italia una tradizione quotidiana di vino da pasto.

 

Il Gin Tonic da questo punto di vista si presta molto ad essere abbinato al cibo, per le sue mille sfumature e per la freschezza e lunghezza di beva.

 

Un ulteriore motivo è la semplicità di preparazione, che richiede una buona selezione di gin e acque toniche ma che non richiede abilità tecniche avanzate del bartender come con altri prodotti come il tequila o miscelati come il Bloody Mary. Questa semplicità di preparazione ha fatto sì che lo possano proporre locali come i bar diurni, le caffetterie, i ristoranti e le pizzerie.

 

Un ulteriore vantaggio competitivo che i locali hanno nel proporre questo cocktail è l’estrema durata a scaffale degli ingredienti. Il gin infatti se ben conservato può durare molti anni e l’acqua tonica ha una scadenza di circa tre anni, quindi il Gin Tonic a differenza di altri cocktail con elementi freschi come succhi o frutta, non rappresenta un elevato rischio imprenditoriale.

 

Il consumatore d’altro canto ha perfettamente recepito la fascia di prezzo di vendita di un gin tonic premium, che anche in locali non specializzati e fuori dalle grandi città, può essere venduto a prezzi superiori ai 10 euro.

 

Infine uno dei motivi del successo del gin è la crescita del consumo casalingo, soprattutto a fronte dell’eccezionalità di questo 2020. La semplicità di miscelazione e la grande disponibilità di referenze sulle piattaforme online e nella Gdo, ne ha fatto il prodotto distillato più consumato durante i mesi di lockdown.

 

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