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Paese che vai Gin che trovi

12 OTTOBRE 2020

Il 2020 non è forse l’anno più indicato per pensare a viaggiare, ma nell’attesa fiduciosa che la situazione possa tornare favorevole agli spostamenti vi proponiamo un viaggio gustativo attraverso alcuni dei paesi più interessanti all’interno del panorama produttivo del Gin. Per il nostro viaggio non serve il passaporto ma solo un bicchiere, del ghiaccio ed un mappamondo.

 

Cominciamo il nostro gin tour dall’Oriente, zona raramente al centro della cartina quando si parla di distillati ma spesso ingiustamente.

 

Due Paesi qui fanno la parte del leone, Giappone e Filippine. Il primo da sempre ha un approccio rigoroso ed estremamente tecnico alla produzione dei distillati, whiskey in testa e anche il gin non fa eccezione con prodotti molto bilanciati sul profilo aromatico ed estremamente puliti nella distillazione.

Le Filippine che non offrono gin memorabili al mercato sono in compenso – con 1,4 litri pro capite all’anno – i maggiori consumatori di gin al mondo. Il gin arriva nelle Filippine con gli spagnoli, altri grandi amanti del gin e che fondarono nell’800 la distilleria Ginebra San Miguel, tuttora il principale produttore di gin del paese. La base alcolica per il gin filippino è la canna da zucchero coltivata localmente, che aromatizza anche la birra più popolare bevuta nel paese.

 

Con un balzo da canguro ci spostiamo in Australia, paese dove i discendenti dei primi coloni inglesi hanno tramandato l’arte della distillazione fino ad oggi con prodotti in parte debitori dello stile tradizionale britannico, ma con un twist dato dalle botaniche che questo enorme stato/continente ha da offrire.

 

Sempre a bordo del nostro magin carpet (la versione per adulti del tappeto di Aladino), atterriamo in Africa. Lo zampino inglese si nota sia in Sudafrica, produttore oltre che di ottimo Rugby (sono i freschi campioni del mondo) anche di gin, frutto del lavoro su alcune incredibili botaniche autoctone.

In Uganda è sopravvissuto sino ad oggi il Waragi, termine colloquiale per war gin, un gin su base manioca o canna da zucchero, bevuto prima di andare in battaglia dagli espatriati delle colonie britanniche, al fine di darsi più coraggio. Come un Martini agitato dallo stirrer, superiamo vorticosamente l’Atlantico e arriviamo in Sudamerica, terra di tradizioni millenarie, gigantesche foreste tropicali e imponenti catene montuose.

 

Questa incredibile varietà bioclimatica porta alla creazione di gin che rispecchiano l’animo variopinto dei popoli che vi abitano. Discorso diverso per il Nordamerica, da sempre territorio votato alla miscelazione e al consumo di distillati. Qui i Gin sono pensati soprattutto come elemento fondante di un cocktail più che come espressione di un territorio o di una filosofia produttiva.

 

Un ultimo sorso e siamo nel Vecchio Continente, culla del gin, la cui nascita è contesa tra Italia e Olanda.

Non ce ne vogliano gli olandesi, ma  forse attualmente i prodotti più interessanti arrivano dal nostro mercato.

 

L’Italia è il più grande produttore di ginepro del mondo e grazie al suo clima e alla sua incredibile biodiversità produce soprattutto in Toscana, Sicilia e Sardegna quasi l’80% del ginepro mondiale e un numero altissimo di specie di piante diverse. Questa diversità si traduce in una moltitudine di gin, estremamente differenti tra loro, che si stanno affacciando sul mercato.

Molto interessanti sono anche i prodotti francesi e tedeschi.

 

La Francia, che non è mai stata al centro della mappa per quello che riguarda i distillati, non ha avuto difficoltà ad adattare il gusto e la sapienza locale alla produzione del gin, dando vita a brand di elevato spessore qualitativo.

 

La Germania dal canto suo ha saputo dare vita a marchi di fortissimo riscontro sul mercato internazionale, attingendo alla sua antica tradizione erboristica ed enologica.

 

Last but ovviamente not least, la Gran Bretagna, dove il gin è stato elevato ad arte e dove vengono prodotti alcuni dei marchi più conosciuti ed apprezzati internazionalmente. Qui è il mondo ad essere l’ispirazione per i master distiller: sul distillato – che mantiene un animo anglosassone –  innestano botaniche da tutto il mondo per raccontare una storia nella bottiglia.

Il comandante vi ringrazia per aver volato con ilTuoGin.it e vi augura di tornare presto a volare con noi.

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